Esposizioni

Mostre Personali:
Palazzo Serbelloni nella sala Napoleonica con 12 grandi disegni illustrativi, dell'interpretazione poetica dell'opera: La sinfonia fantastica, di BERLIOZ, op.14 (Milano, 1961)
Galleria "Alla Parete" (Milano, 1963)
Galleria "Sfriso" (Sacile, 1967)
Galleria "Sant'Ambroeus" (Milano, 1970)
Galleria "La Cripta" (Milano, 1971)
Galleria "Augusto" (Milano,1975)
Galleria "Ars Italica" (Milano, 1976, 1977 e 1981)
Galleria "Il Vertice" (Milano, 1975, 1976 e 1977)
Galleria "Locatelli" (Bergamo, 1976 e 1978)
Accademia Permanente Ambrosiana d'Arte" (Milano, 1974, 1975, 1977 e 1978)
Centro Artistico Crepaldi (Milano, 1975)

Esposizioni collettive:
Galleria "Il Cavalletto" Milano, 1979
Galleria "Augusto" Milano 1976 e  1977
Centro Artistico "Crepaldi" - Milano, 
Galleria "Open Art" - Milano,  1982

Ha esposto anche ...
in Germania,  (Merghenthein,  Lauda 1974) ,
Le opere sono conservate in collezioni private: in Francia, Svizzera, Inghilterra,
in Stati Uniti d'America ein Spagna (1971)

 

di Dino Villani

«Angelo Marchetti ha mostrato nei suoi disegni e dipinti esposti alla Galleria La Cripta (a.1971), il suo impegno di far sentire l’uomo teso nello sforzo per liberarsi dal peso e dalle costrizioni della materia, per cercare di ritrovare lo spirito puro da cui è nato. Il discorso grafico dei disegni, viene condotto col solo filo di contorno per marcare l’espressione dei personaggi, mentre nei dipinti l’artista si vale di tutti i mezzi (forte disegno, prospettive audaci, contrasti vivi, colori vibranti, composizioni serrate) per riuscire maggiormente efficace.
Un artista serio che combatte la sua battaglia come un crociato: con autorità e fermezza, conducendo tuttavia avanti anche la sua maturità artistica poiché egli sa che si può divenire più persuasivi con un linguaggio suadente».

di Alfredo Marchesi

«I poteri della mente, l'intelletto, il genio, sono le maggiori potenze che la Natura creata da Dio, distribuisce al genere umano. La sua comparsa, (ultimo animale creato da Dio a sua somiglianza,) a carponi, razziando, stupito, non per nulla perse. Si concentrò, crebbe, si moltiplicò, si comprese.
Cominciò a grafitar sui massi, a coprirsi, e ad estendere per necessità di vita il complicato groviglio del cúmolo dei suoi poteri. La via ebbe inizio. Si creò il binomio, (Arte-Uomo.)

Tù Angelo Marchetti, che la tua vita si innalza verso il sublime ancora in età immatura; è come se ti inoltrarsi in un fitto bosco dove la luce leggermente filtra fra le centenarie piante dove l'orizzonte appena si intravede ora sereno, ora coperto di nubi. Solo al calar del sole t'accorgi che il giorno sta per finire per la posizione inclinata che lascia in ombra le cime filtrando fra i tronchi più radi.
Te ne ritorni a casa raccogliendo le tele appena sbozzate e segui il sentiero fiancheggiato dal ruscello che ti da la gioia al vederlo, odi il mormorio dell'acqua che scorre al piano che ti da quel senso di benessere e una tranquillità per il tuo lavoro.
La tua sensibilità, la raccolta delle immagini, elucubrate dalla fantasia, la tua capacità artistica che osserviamo sulle tue tele, ci rendono partecipi al godimento dello spirito dimenticando per un momento le amarezze della vita di tutti i giorni.

Il turbine della discordia fra gli uomini in quella battaglia di vita e di morte, di quei cavalli terrorizzati di quella lotta fratricida espressa con tanta forza in un quadro, la bellezza del nudo dell’essere creato da Dio per la continuazione della specie, (la donna) rivelano quelle capacità non comuni che ti elevano alla Gloria. Nondimeno scongiuri con veemenza quelle fantomatiche figure lasciate dal pennello infedele guidato dalle mani di fantomatici artisti.
Non ti sei condotto, hai seguito la verità che Dio predilige e che tutti noi ammiriamo, hai raggiunto le più alte vette che può arrivare un artista creandoti Maestro delle future è generazioni che si dedicheranno allo studio delle Belle Arti.

di Giuseppe Nasillo

«Più che esposizioni figurative nel significato tradizionale del termine le composizioni di Angelo Marchetti sono degli eventi che impaginano forze spirituali in antagonismo tra di loro».

di Ettore Cerutti

La mia amicizia con Marchetti e la dimestichezza con la sua arte dipendono, in gran parte, dalla curiosità suscitata in me dal suo temperamento, generoso
spesso fino alla dissipazione del proprio lavoro e talvolta incurante di “amministrarsi”.
Comunque restò per me sempre eccezionale e stupefacente la libertà e varietà di mezzi con cui egli aggredì la sua passione artistica, con elaborati ad un tempo raffinati e barbarici, schietti ed impetuosi, tutti risolti con enorme impeto ed entusiasmo. Specie nella scultura su rame e su ferro egli parve sfogare questo suo primo ordito, genuinamente primitivo, ma favoloso e poetico, e non è facile ridire del fascino di queste grandi scheggiature di ferro e di rame, di questi temi di guerrieri ed in specie il Don Chisciotte a tutto sbalzo, fatti senza l’Ausilio di una cultura profonda e cosciente, senza avere mai letto Cervantes, ed unicamente affidatosi ad un mondo di favole raccontategli ed assunte d’acciaio, ma non per questo meno sentite e potenti, e rese come una furente soffocazione plastica.
D’altra parte fu proprio questo impetuoso lavoro di ricordo e di fantasia ad avvertire l’artista dell’esigenza di una maggiore leggibilità figurativa, della ricerca di un rapporto molto più elegiaco e tranquillo.
Quando il mondo poetico dovette apparirgli interiormente provvisorio, ebbe a constatare che questa provvisorietà faceva tutt’uno con le forme che egli aveva più accettate di quanto non se le fosse conquistate personalmente, anche se l’accettazione era stata entusiastica.
Da allora affiora il problema di una compiuta digitazione interiore, di un’esigenza costantemente sentita di formazione, spirituale, che solo attraverso la pittura poteva trovare inevitabilmente il rinnovo di tutto il suo mondo come radice vitale del suo sentire, direzione questa assunta sempre più coerentemente e con lucida ed appassionata fede.
Io credo che non si possa meglio definire l'opera pittorica di Marchetti che uno stupendo viaggio negli infiniti mondi dello spirito. Egli riesce sempre a darci, in una ben equilibrata ed armoniosa spazialità, una profondità di sentimenti che nei toni lievi, caldi vibranti, tesi ad evocare i suoi soggetti in un alone di poesia pura, si esprimono amorosamente, e diremmo, religiosamente.
In lui colpisce il vigore delle idee che si impone ai sensi e che veste di concreto i fantasmi dell'immaginazione; è evidente inoltre lo sforzo continuo di impoverire e sdrumare il colore nel fine certo di imporre la costruzione e l'offerta di un'infinità di sentimenti e di splendori di bellezze, che dagli occhi scende dentro l'anima castigando ogni tentazione d'effetto e di eccesso cromatico. La sua pittura nasce quindi da un travaglio, da un anelito verso una purezza assoluta.
Occorre riconoscere all’artista quale atto di coerenza col lavoro sin qui svolto, che da un iniziale furore creativo, molte volte drammatico nella ricerca di un rapporto realtà-poesia che trovasse soluzione nella sua coscienza, egli può avere anche sbagliato talvolta, ma ha continuato a sperimentare con vivezza, impegno e sincerità sino a dare senso e dignità alla sua meditazione estetica.
Milano 27 marzo 1976

di Antonino De Bono

«La caratteristica di Angelo Marchetti è di conferire al suo assunto pittorico uno slancio mistico d'amore, di permeare le sue immagini d'un fine tessuto luminoso, di far vibrare le essenze spirituali ed i corpi proiettati in avanscoperta della vita entro irrazionali atmosfere pregne di metafisiche tensioni.
È l'artista per eccellenza che s'immedesima nel verso ariostesco senza retorica né falsi orpelli letterari; è il cantore delle "donne, cavalier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese..." narrate con impeto poetico ed entusiasmo avveniristico, avendo per mèta non la celebrazione epica della storia ma la nostalgia esaltante di una civiltà apollinea perduta, d'uno straordinario processo della leggenda che aleggia in un periodo prelogico e atemporale.
Mitici cavalieri, gagliardi e ristretti in robuste armature, il capo racchiuso in elmi pentolari o a becco di passero o conico con paraguance, le lance in resta, partono alla conquista di città torrute magicamente librate nell'aria come in un miraggio.
Corpi d'eroi e di titani, di combattenti e di lavoratori d'officina, in soluzioni inattese, emergono dalle profondità dei secoli o sorgono dalle viscere del nostro tempo: plastici, volumetrici, avendo nelle carni l'arsura luciferina trasfigurante degli entusiasmi per le rivolte ideali realizzate con divina baldanza.
Cavalli dallo sguardo belluino, digrignanti e focosi nell'azione, scaturiti dalle piaghe cosmiche del tempo come immagini forsennate dell'antica tragedia dionistica, Com'é perfetto, scalpitante e rampante nella caduta, l'equide che scalza dalla sella l'apostolo Paolo folgorato dal Redentore sulla via di Damasco. Ha gli zoccoli affossati, il delirio nelle orbite, il sudore bavoso sull'epidermide vellutata ed arabescata con le tinte baluginanti della notte.
Lussureggianti i nudi di donna concentrati nell'arco dorsale voluttuose le forme evocate in una continua istanza ellenistica come ricupero dei motivi "lisippei" e "prassitelici" dei ritmi chiusi raccolti come unità compositive...». 

di Renato Cuzzoni

Biografia e personalità artistica: Angelo Marchetti è nato il 10 gennaio 1930 a Milano, (ma, solo il giorno dopo viene registrato all'anagrafe del Comune di Milano).
Alternando l'attività di pittore a quella di scultore ed incisore, Angelo Marchetti è riuscito a costruirsi un modulo espressivo personale in cui è difficile scindere l'oculata conduzione disegnativa dalle componenti plastiche e cromatiche. Nel gesto esasperato, volutamente deforme ed irregolare delle sue figure è facile avvertire la percezione di stimoli polivalenti nei quali l'irruenza e l'istinto trasudano ad ogni passo, quasi ad evidenziare il turbinio psicologico che attanaglia continuamente l'essere umano deambulante «spinte vel sponte» sotto l'impenetrabile coltre della sua esistenza. «Il mio intento» - afferma l'artista milanese - «è quello di cercare, cercare, cercare, per scoprire la logica per la quale mi trovo nella condizione e nella posizione di uomo.
Esternarsi attraverso un mezzo, nel mio caso l'immagine figurata, e nel contempo valutare nell'intimo i doni positivi e gli stimoli negativi; positivi, come riconoscimento che sento veramente tale, negativi in tutta la loro accezione».

Una componente diarchica sembra continuamente affiorare nei lavori di questo artista che parla di lotte incessanti tra edonismo e patimento, tra Bene e Male, tra Ormudz e Ariman, e quali (bisogna purtroppo convenirne) sono retaggio insopprimibile della bisaccia esistenziale che ci trasciniamo ininterrottamente appresso. Il discorso che Marchetti propone con encomiabile convincimento appare ancora più apprezzabile se si pensa per un attimo che egli conversa senza poggiare su supporti di scuola o di formazione accademica alcuna, se non su quelli di una personale e continua stratificazione empirica guadagnatagli dal suo impegno di autodidatta che sappiamo sempre più laborioso e sofferto di qualunque corso di studi regolari.

Pensiero sull'arte. «L'arte rappresenta l'essenza della vita stessa».
Pensiero sulla vita. «La vita è coscienza, formazione diretta a cogliere i lati più importanti dell'esistenza stessa».

Documentazione critica. «L'arte di Angelo Marchetti ci appare semplice e complessa al tempo stesso. Questo artista milanese, non più giovanissimo, che non ha lunga consuetudine di mostre personali per il semplice fatto che la sua schiva umanità mai vi ha attribuito molta importanza, si presenta finalmente con una panoramica validissima della sua ultima produzione; ma un'antologica quindi essendo le sue opere precedenti irreperibili ormai pur se ben collocate, disperse come sono presso una moltitudine di collezionisti piccoli e grandi. Perché si tratta di un pittore circondato da un appassionato consenso di esaminatori, non ignoto al pubblico, da quello più voluto e culturalmente preparato a quello più sprovveduto ma forse per questo motivo più sensibile e spontaneamente onesto...
La tecnica con cui Angelo Marchetti realizza i suoi quadri è semplice: colori magri, senza corpo quasi né spessore; si avverte che il pittore sente le sue opere in grandi dimensioni, per dare maggiore evidenza alle sue strutture scultoree ed alle sue audacie prospettiche, uscite così nell'ansia di raccontare, prive di studi compositivi e di bozzetti preparatori o di altro, quasi alla maniera impressionista. La pennellata è sempre drammatica; un eventuale errore, anche se evidente o di facile correzione, è sempre lasciato per rendere più incisivo il discorso pittorico sul tema che l'artista ha meditato e sul quale a lungo ha riflettuto».

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