«La caratteristica di Angelo Marchetti è di conferire al suo assunto pittorico uno slancio mistico d'amore, di permeare le sue immagini d'un fine tessuto luminoso, di far vibrare le essenze spirituali ed i corpi proiettati in avanscoperta della vita entro irrazionali atmosfere pregne di metafisiche tensioni.
È l'artista per eccellenza che s'immedesima nel verso ariostesco senza retorica né falsi orpelli letterari; è il cantore delle "donne, cavalier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese..." narrate con impeto poetico ed entusiasmo avveniristico, avendo per mèta non la celebrazione epica della storia ma la nostalgia esaltante di una civiltà apollinea perduta, d'uno straordinario processo della leggenda che aleggia in un periodo prelogico e atemporale.
Mitici cavalieri, gagliardi e ristretti in robuste armature, il capo racchiuso in elmi pentolari o a becco di passero o conico con paraguance, le lance in resta, partono alla conquista di città torrute magicamente librate nell'aria come in un miraggio.
Corpi d'eroi e di titani, di combattenti e di lavoratori d'officina, in soluzioni inattese, emergono dalle profondità dei secoli o sorgono dalle viscere del nostro tempo: plastici, volumetrici, avendo nelle carni l'arsura luciferina trasfigurante degli entusiasmi per le rivolte ideali realizzate con divina baldanza.
Cavalli dallo sguardo belluino, digrignanti e focosi nell'azione, scaturiti dalle piaghe cosmiche del tempo come immagini forsennate dell'antica tragedia dionistica, Com'é perfetto, scalpitante e rampante nella caduta, l'equide che scalza dalla sella l'apostolo Paolo folgorato dal Redentore sulla via di Damasco. Ha gli zoccoli affossati, il delirio nelle orbite, il sudore bavoso sull'epidermide vellutata ed arabescata con le tinte baluginanti della notte.
Lussureggianti i nudi di donna concentrati nell'arco dorsale voluttuose le forme evocate in una continua istanza ellenistica come ricupero dei motivi "lisippei" e "prassitelici" dei ritmi chiusi raccolti come unità compositive...».